CINEFORUM CASA MARVELLI |
domenica 20 febbraio · 21.00 – 22.30
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Luogo |
Casa Marvelli
f.lli Cervi, 12
Bellaria, Italy
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“Il povero, l’handicappato mentale mi rivela la mia povertà e quando scopro la mia povertà ho più bisogno di Dio”. Lo ha affermato Jean Vanier, fondatore delle comunità dell’Arca, che lo scorso fine settimana ha offerto nel seminario della località di Vic (Barcellona) un ritiro su come vivere la differenza in un mondo pluralista.
Circa le comunità che ha fondato nel 1964 e che attualmente offrono a persone con problemi psichici più di cento case con laboratori, sparse in trenta Paesi di tutto il mondo, in cui condividere la vita e il lavoro, Vanier ha spiegato che “all’inizio volevo mostrare ai poveri quanto erano importanti vivendo con loro”.
“Ho scoperto allora che quello era un cammino del Vangelo, perché il povero ci fa vivere in verità – ha spiegato –: siamo tutti poveri e condannati a morte; siamo tutti fragili, tutti vogliamo dimostrare di essere migliori degli altri; in questo modo fuggiamo continuamente da ciò che è più importante in noi e non sappiamo davvero chi siamo”.
“Le persone con handicap mentali mi mostrano il mio handicap – ha proseguito –. La loro violenza rivela la mia violenza, iniziamo a scoprire la verità del nostro io e allora cominciamo a scoprire anche la verità di Dio”.
“La persona handicappata che accoglie il proprio handicap mi mostra la difficoltà che ho io ad accettare le mie debolezze, in maniera simile alle persone che stanno per morire e che, quando accolgono la propria morte, fanno scoprire a quanti li curano la loro paura di morire”, ha continuato.
“Per questo motivo l’Arca è un cammino verso Dio – ha aggiunto –. Un cammino di poveri, perché per accogliere Gesù bisogna essere poveri; Egli stesso, che è la bellezza del Verbo di Dio, è un grande povero, ma un grande povero che accoglie la forza di Dio; non c’è Cristianesimo se non scopriamo la nostra povertà”.
La solidarietà ed il senso di colpa
“La raccolta di una così grande quantità di denaro per le vittime dello tsunami ci mostra molte cose sulla solidarietà e sulla capacità di compassione del cuore umano, ma anche sul senso di colpa”, ha segnalato Vanier.
“Dato che viviamo molto bene e abbiamo tante cose, non possiamo vedere in televisione persone che hanno perso tutto – ha spiegato –. Nell’essere umano esiste un desiderio di aiutare, che si esplicita anche nei confronti delle persone handicappate, ma questo si scontra contemporaneamente con il desiderio di volersi sbarazzare di quella persona diversa”.
“E’ innegabile che le persone diverse ci danno fastidio – ha continuato, riferendosi più concretamente agli handicappati –, e molti le affrontano internandole in istituzioni o uccidendole prima della nascita”.
Per spezzare i pregiudizi nei confronti degli handicappati, il fondatore delle comunità dell’Arca propone “di incontrarli veramente” e scoprire ciò che ci rivelano su di noi e sulla presenza di Dio in loro.
Di fronte alla malattia o alla morte, Vanier consiglia di non trascorrere troppo tempo a interrogarsi su di loro o in dispute teologiche, ma di concentrarsi di più sul fatto di accogliere e di aiutare: “Ciò che conta non è chiedersi il motivo della sofferenza, ma mettersi in cammino per alleviarla – ha affermato –. Ciò che conta non è chiedersi perché la morte, ma mettersi in cammino per accompagnare la gente a morire”.