Archivio per dicembre, 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni 1,1-18

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:presepe
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.

Nel Vangelo di oggi, alla conclusione di questo anno, ci viene raccontato chi è veramente il Signore e qual’ è la sua storia. “Venne fra la sua gente ma i suoi non l’hanno accolto, a quanti l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio”. Il Signore Gesù, bussa nuovamente alle porte del nostro cuore per renderci partecipi di quel disegno di felicità che è stato preparato per noi fin dall’inizio dei tempi. La venuta di Cristo rompe tutte le regole e gli schemi che ci siamo costruiti, rende uguale tutta l’umanità davanti a un solo padre che è Dio e noi siamo tutti fratelli. Quel bambino nel presepe scaldato da un bue e un asino, è la risposta al nostro bisogno di felicità, Maria e Giuseppe ci aiutano a contemplare questo enorme mistero di salvezza che è la venuta di un Dio fatto uomo, luce che illumina il cammino, pace vera e gioia senza fine.

 Buon anno 🙂

Riflessione di Chiara

Dal Vangelo secondo Luca 2,41-52

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Blog Santa Famiglia di NazarethLa santa Famiglia di Na­zaret porta un messag­gio a tutte le nostre fa­miglie, l’annuncio che è pos­sibile una santità non solo individuale, ma una bontà, una santità collettiva, fami­liare, condivisa, un contagio di santità dentro le relazioni umane. Santità non signifi­ca essere perfetti; neanche le relazioni tra Maria Giuseppe e Gesù lo erano. C’è angoscia causata dal figlio adolescen­te, e malintesi, incompren­sione esplicita: ma essi non compresero le sue parole.
Santità non significa assen­za di difetti, ma pensare i pensieri di Dio e tradurli, con fatica e gioia, in gesti. Ora in cima ai pensieri di Dio c’è l’a­more. In quella casa dove c’è amore, lì c’è Dio.
E non parlo di amore spiri­tuale, ma dell’amore vivo e potente, incarnato e quoti­diano, visibile e segreto. Che sta in una carezza, in un ci­bo preparato con cura, in un soprannome affettuoso, nel­la parola scherzosa che scio­glie le tensioni, nella pa­zienza di ascoltare, nel desi­derio di abbracciarsi. Non ci sono due amori: l’amore di Dio e l’amore umano. C’è un unico grande progetto, un solo amore che muove Ada­mo verso Eva, me verso l’a­mico, il genitore verso il fi­glio, Dio verso l’umanità, a Betlemme.
Scese con loro a Nazaret e sta­va loro sottomesso. Gesù la­scia i maestri della Legge e va con Giuseppe e Maria che sono maestri di vita. Per an­ni impara l’arte di essere uo­mo guardando i suoi genito­ri vivere: lei teneramente forte, mai passiva; lui padre non autoritario, che sa an­che tirarsi indietro. Come poteva altrimenti trattare le donne con quel suo modo sovranamente libero? E inaugurare relazioni nuove tra uomo e donna, paritarie e senza paure?
Le beatitudini Gesù le ha vi­ste, vissute, imparate da loro: erano poveri, giusti, puri nel cuore, miti, costruttori di pa­ce, con viscere di misericor­dia per tutti. E il loro parlare era: sì, sì; no, no. Stava così bene con loro, che con Dio adotta il linguaggio di casa, e lo chiama: abbà, papà. Che vuole estendere quelle rela­zioni a livello di massa e dirà: voi siete tutti fratelli.
Anche oggi tante famiglie, in silenzio, lontano dai rifletto­ri, con grande fatica, tesso­no tenaci legami d’amore, di buon vicinato, d’aiuto e col­laborazione, straordinarie nelle piccole cose, come a Nazaret. Sante. La famiglia è il luogo dove si impara il no­me di Dio, e il suo nome più bello è: amore, padre e ma­dre.
La famiglia è il primo luogo dove si assapora l’a­more e, quindi, si gusta il sa­pore di Dio. La casa è il luo­go dove risiede il primo ma­gistero, più importante an­cora di quello della Chiesa. È dalla porta di casa che esco­no i santi, quelli che sapran­no dare e ricevere amore e che, per questo, sapranno es­sere felici.

fonte LaChiesa

Dal Vangelo secondo Luca 2,22-35

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

Parola del Signore

Simeone aspetta da troppo tempo. Come alcuni anziani che conosco, la vita gli ha riservato troppe delusioni per trovare in sé ancora l’entusiasmo. O anche solo la speranza. Attende la salvezza, ma ormai sa che non la vedrà. Glielo dicono i folti capelli bianchi e i dolori alle ossa che ogni mattino si alzano prima di lui. Ha visto costruire il tempio, ha dato tutto il suo tempo per organizzare, per lustrare, per pregare con fedeltà e cantare le meraviglie del Dio di Israele. Ha visto gli splendori dei riti, la solennità della liturgia. Ma la salvezza non l’ha vista. Finché una mattina, salito al tempio più per abitudine che per convinzione, vede una giovane coppia spaesata che chiede informazioni per fare circoncidere il proprio figlio primogenito. E vede. Altri guardano, lui solo vede. Vede una ragazzina inesperta che stringe a sé un neonato di otto giorni. Vede un giovane del Nord spaesato che cerca di rassicurarla. E vede. Si avvicina e prende il bambino, lo innalza al cielo, nello stupore imbarazzato dei genitori. Restituisce il bimbo alla mamma, le stringe il polso con tenerezza, dice parole taglienti come una spada, ma sorride e la benedice. Ecco, ha visto. Sono passati tre minuti, la sua vita si è compiuta. Tre minuti per illuminare ottant’anni di vita. Tre soli minuti. Che il Signore ce li conceda. Tre minuti per vedere la luce.

lachiesa.it

Dal Vangelo secondo Matteo 2,13-18

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
«Un grido è stato udito in Rama,Listener (2)
un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più».

Rachele non vuole essere consolata. Non oso immaginare la sofferenza che si può provare alla perdita di un figlio, il terrore che può crescere nel vedere spezzate delle vite così innocenti. Il dolore diventa l’unico sentimento, esso pervade il cuore, non c’è posto per altro, Rachele non vuole essere consolata. Rachele non vuole sentire belle parole, non vuol  sentir parlare di giustizia, verità, amore; le vuole VEDERE. Tutti noi che in questi tempi stiamo vivendo la crisi, dove le famiglie non possono che guardare al singolo centesimo e i giovani sono arrabbiati nelle piazze e avviliti da una società che sembra non vederli, siamo stanchi di sentire solo parole. Abbiamo bisogno di vedere messe in pratica le promesse, di vedere qualcuno che invece di consolarci ci ami, ci dia sostegno, vogliamo vedere giustizia e verità e non sentirle citate in tv. Ma il mondo è degli uomini, la società è fatta di uomini è fallace è per il più forte e penso che sarà molto difficile vedere questo se restiamo legati solo a questo mondo, solo al nostro tempo. Gesù tanti anni fa è nato perchè Dio potesse indicare a tutti la strada percorrere per VEDERE verità, giustizia e amore. Se ognuno di noi nel suo piccolo cercasse di conoscere Gesù e ciò che vuole mostrare forse allora il mondo degli uomini potrà fare spazio ad un mondo diverso.. Aiutaci Signore ad incontrarti!
 
“Siamo ragazzi di oggi
pensiamo sempre all’America
guardiamo lontano
troppo lontano
viaggiare è la nostra passione
incontrare nuova gente
provare nuove emozioni
e stare amici di tutti
siamo ragazzi di oggi
anime nella città
dentro i cinema vuoti
seduti in qualche bar
e camminiamo da soli
nella notte più scura
anche se il domani
ci fa un po’ paura
finché qualcosa cambierà
finché nessuno ci darà
una terra promessa 

un mondo diverso
dove crescere i nostri pensieri
noi non ci fermeremo
non ci stancheremo di cercare
il nostro camino
siamo ragazzi di oggi
zingari di professione
con i giorni davanti
e in mente un’illusione
noi siamo fatti così
guardiamo sempre al futuro
e così immaginiamo
un mondo meno duro
finché qualcosa cambierà
finché nessuno ci darà
una terra promessa
un mondo diverso
dove crescere i nostri pensieri
noi non ci fermeremo
non ci stancheremo di cercare
il nostro cammino
noi non ci fermeremo
non ci stancheremo
ed insieme noi troveremo
una terra promessa 

un mondo diverso… “
 
TERRA PROMESSA (Eros Ramazzotti)
Riflessione di Vale

Dal Vangelo secondo Giovanni 20,2-8

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala corse e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.

GiovanniPietroLa Liturgia ci fa fare un bel salto: appena due giorni fa Gesù Salvatore nasceva per noi ed oggi risorge! Un bel modo per ricordarci quel “E li Amò siano alle fine” che contraddistingue l’esistenza terrena del nostro Dio. Uno degli aspetti più belli di questo brano è, secondo me, lo slancio dei discepoli verso il sepolcro che potrebbe simboleggiare il nostro cammino verso il Padre… non un percorso portato avanti strisciando i piedi a stento  giorno dopo giorno, ma un passo deciso e attivo verso una meta da tenere sempre fissa nella mente. I due discepoli arrivano davanti al sepolcro… sono al cospetto del mistero più grande e più bello: è ben specificato come Giovanni (il discepolo che Gesù amava) arrivi per primo ma non entri subito… però è di lui che viene detto “Vide e credette”. Mi domando come mai vengano riportati questi due verbi solo per lui, senza trovare in questo momento grandi risposte.  Beh, loro (come anche Tommaso qualche tempo dopo) hanno visto con i loro occhi il Signore risorto… facile! E noi… 2000 anni dopo questi fatti? Il Signore continua a parlarci direttamente e incessantemente attraverso il Vangelo, che è Parola viva. Anche oggi è possibile trovare il volto di Gesù in tante situazioni, prego perciò per tutte quelle persone che ancora non riescono ad affidarsi completamente al disegno di Amore del Padre perchè vorrebbero vedere con i propri occhi il sepolcro vuoto e le bende al loro posto… perchè possano incontrare Gesù qui in mezzo a noi, oggi.

★ Riflessione di Gulli★

+ Dal Vangelo secondo Matteo 10,17-22

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».

stefanoGesù è uomo che non inganna, non illude, non tradisce, non fa promesse false, non chiama dietro a sé per dare posti di onore e di gloria su questa terra. Lui chiama perché ogni suo discepolo diventi perfetta immagine di Lui in mezzo ai suoi fratelli. Chi è Cristo Gesù? È la Persona che ha fatto solo il bene, a tutti, senza mai stancarsi nella testimonianza alla verità e alla carità. Cosa gli ha fatto il mondo per questo suo immenso amore che ha riversato in molti cuori? Lo ha perseguitato, calunniato, infangato, oltraggiato, schiaffeggiato, deriso, sputato, calpestato, flagellato, tradito, rinnegato, venduto, catturato, consegnato ai pagani, crocifisso come il più grande dei malfattori, sigillato in un sepolcro perché non risorgesse e ritornasse in vita.
Il discepolo di Gesù esiste per continuare nel mondo, fino alla sua consumazione, fino all’avvento dei cieli nuovi e della terra nuova, a manifestare Cristo, contro il quale si abbattono tutte le potenze del principe di questo mondo. Contro si lui si scateneranno invidia, superbia, stoltezza, insipienza, idolatria, empietà, falsa religione, falso culto, falsa pietà, falsa scienza, falsa sapienza, falsa intelligenza, durezza del cuore, menzogna della mente, idolatria dello spirito, morte dell’anima, frutti questi del peccato che imperversa nel mondo e che lo rende schiavo del male.
Quale dovrà essere l’atteggiamento del discepolo di Gesù dinanzi all’uragano del male che si abbatte con violenza contro di lui? Lo stesso che fu di Cristo Gesù. Lui dovrà totalmente affidarsi alla provvidenza amorevole, benigna, serena, misericordiosa del Padre celeste. A Lui dovrà consegnare la sua vita. Poi quello che succederà, succederà. Ma tutto avverrà per la più grande gloria di Dio. Se il discepolo dovrà soccombere, soccomberà sapendo di onorare il Padre celeste. Se continuerà a vivere, vivrà con la coscienza retta di dover continuare a rendere ancora gloria al Padre suo che è nei cieli. Sia che viva e sia che muoia, vive e muore per la più grande gloria di Dio. È questo il mistero che dovrà compiersi nella vita di ogni discepolo di Gesù.

fonte LaChiesa

+ Dal Vangelo secondo Giovanni 1,1-18

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

E’ Natale ogni voltaImmagine
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.
E’ Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l’altro.
E’ Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.
E’ Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
E’ Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.
E’ Natale ogni volta
che permetti al Signore
di rinascere per donarlo agli altri.

(Madre Teresa di Calcutta)

 Dal Vangelo secondo Luca 1,67-79

In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo:
«Benedetto il Signore, Dio d’Israele,
perché ha visitato e redento il suo popolo,
e ha suscitato per noi un Salvatore potente
nella casa di Davide, suo servo,
come aveva detto
per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo:
salvezza dai nostri nemici,
e dalle mani di quanti ci odiano.
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri
e si è ricordato della sua santa alleanza,
del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,
di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore, in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo
perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade,
per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati.
Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio,
ci visiterà un sole che sorge dall’alto,
per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre
e nell’ombra di morte,
e dirigere i nostri passi
sulla via della pace».

Questa notte molti di noi probabilmente  festeggeranno il Natale senza pensare alle parole di Zaccaria ” Benedetto il Signore Dio d’Isaele, perché ha Listener (1)visitato e redento il suo popolo”; avranno  passato queste settimane alla corsa sfrenata al regalo, alla spesa per il mega pranzo ecc dimenticando il vero significato del Natale. Si scambieranno auguri di Buon Natale senza dare la giusta importanza a queste parole dette ormai con superficialità. 

Saremo mai in grado di riconoscerci peccatori e bisognosi di un redentore, saremo in grado di scorgere la luce e camminare sulla via della pace ? Saremo umili di cuore così come umilmente è arrivato nostro Signore, perché sono con l’umiltà il nostro cuore sarà pronto ad accoglierLo. 
Natale bussa alle nostre porte, alle porte dei nostri cuori, auguro ad ognuno di noi la capacità di accoglierlo e di iniziare il cammino luminoso sulla via della pace. BUON NATALE a tutti !!
Riflession di Lella

+ Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 1,39-45

In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore».

Maria ha appena scoperto di portare in grembo il Figlio di Dio; come
ogni persona normale, umana, il suo primo desiderio è quello di andare da qualcuno che la possa comprendere e condividere questa gioia immensa. Quindi prende e da sola si dirige dalla cugina, ‘verso la montagna’: un viaggio che non doveva essere per niente facile per una ragazzina di 16 anni incinta, lungo, in salita e tutto a piedi. Ma Maria ha già dato prova di non essere una ragazzina qualunque, lei è una persona forte davvero! Grazie allo Spirito Santo, che già dimora
nella casa e nell’animo di Elisabetta, questa grande forza le viene
riconosciuta con esultanza, con un grido di Gioia Vera! Signore, non ti chiedo di rendere me o altri persone forti come Maria: lei era una su un milione, lei era “quella giusta”; però ti supplico, fai che anche noi possiamo godere il più possibile di una Gioia Vera.

★ Riflessione di LaRobi ★

Dal Vangelo secondo Luca 1,46-55

In quel tempo, Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;magnificat
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

Maria trova Elisabetta sua cugina e la gioia dilaga: guardandosi negli occhi le due donne ora sanno che è tutto vero, che non sono vittima di allucinazioni, che, davvero, infine, Dio viene a visitare il suo popolo e lo fa attraverso di loro. Si abbracciano nel cortile polveroso della casa di Elisabetta, davanti ai due mariti smarriti e divertiti. E cantano, e danzano nella polvere. Ora è Maria che canta, cucendo insieme cento citazioni bibliche, che parlano di poveri fatti re e di arroganti rotolati dai loro troni, di un Dio che interviene, spiegando il suo potente braccio, ricolmando gli affamati, umiliando i ricchi… Una danza piena di gioia e di luce, perché, davvero, Dio continua a salvarci. A pochi giorni dal Natale, da questo Natale, vogliamo anche noi cantare il nostro Magnificat, guardando, intorno a noi e in noi, i tanti prodigi che il Signore compie. Il nostro mondo usa sempre la nostra personale soddisfazione come metro di giudizio, Maria ci insegna, invece, che la nostra vita è al servizio del progetto divino e che si misura dalla capacità avuta di collaborare alla costruzione del Regno. La nostra vita può anche essere piccola e insignificante, ma il Signore la usa per compiere grandi cose…

fonte LaChiesa